Oggi il mondo aziendale ha maggiore fluidità a livello organizzativo e adotta sempre più spesso modelli agili per creare valore. La pandemia ha giocato un ruolo chiave in tutto questo perché ha spinto l’acceleratore verso forze lavoro più distribuite e più mobili, mentre il lavoro basato su specifiche competenze è divenuto sempre più digitale.
Le realtà più all’avanguardia oggi investono sulla formazione dei candidati per poi poterli assumere, creandosi da sole una platea di mercato da cui attingere. Le aziende che si sostituiscono all’istruzione pubblica per creare valore economico e profitto per gli azionisti stanno integrando nel core business stesso un impatto sociale di notevole rilevanza: è qui che si inserisce la tanto misteriosa carriera Stem, (Science, Technology, Engineering and Mathematics).
I cosiddetti profili Stem sono sempre più richiesti ma sempre meno disponibili e questo è rimasto invariato nonostante il telelavoro, e lo smartworking. Le aziende devono investire sempre più nella rincorsa a competenze tecnico-scientifiche, arrivando negli ultimi anni anche a creare vere e proprie academy dedicate.
Questo si è reso necessario poiché attualmente la disoccupazione giovanile e di posti vacanti nel settore scientifico-tecnologico è innegabile, soprattutto in settori informatici e in contesti sempre più digitalizzati e tecnologici. È il problema che la maggioranza delle aziende sta affrontando, e al quale sta tentando di trovare una soluzione. Anche i dati sulle università lo confermano: solo uno studente su quattro è iscritto a facoltà STEM e fra questi solo un terzo sono donne.
Consoliamoci scoprendo che il problema non è solamente italiano: ruoli tecnici, a parità di seniority, richiedono sempre tempi di ricerca e selezione molto più lunghi rispetto a tutti gli altri, anche in altri paesi europei. In Italia, comunque, è stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale e il Ministero per l’Istruzione e la Ricerca ha dato il via al Piano Nazionale Scuola Digitale per il lancio di una strategia ambiziosa che contempla molteplici obiettivi e fra questi, in particolare, la promozione delle carriere STEM, la formazione di docenti e personale scolastico, azioni per la creazione di curricula digitali e per la riduzione del gap di genere nelle carriere tecnico-scientifiche.
L’istruzione rimane per antonomasia investimento a lungo termine; nel frattempo aziende e selezionatori non vedono l’ora di poter misurare in modo tangibile il ROI di questo cambiamento che non è più opzione, ma urgenza.