Può sembrare strano, ma supportare la diversità comporta implicitamente che questo valore sia oggetto di discussione. Non è necessario spiegare il perché si sostiene l'innovazione o l'integrità. Perché trattare la diversità in maniera esplicita?
Attraverso sei studi sono stati studiati alcuni tipi di retorica nelle comunicazioni aziendali e la loro efficacia nel momento di attrarre nuovi candidati per gruppi sottorappresentati. Sono emerse due categorie, il "business case” che ammette la diversità al lavoro in quanto giova ai profitti aziendali, e il "fairness case", che le ammette seguendo principi morali di equità.
La rivista Harvard Business Review ha riscontrato che circa l'80% delle aziende usa la prima categoria per motivare l'importanza della diversità; meno del 5% ha utilizzato la seconda e il resto non ha indicato la diversità come valore. Questo però ha comportato nei possibili candidati “sottorappresentati” una paura maggiore di venire giudicati con stereotipi: è chiaro che, nonostante le intenzioni positive, il business case invia un segnale chiaro: i dipendenti dei gruppi sottorappresentati sono un mezzo per raggiungere un fine.
Per affrontare questo gap semplicemente non bisogna giustificare il proprio impegno per la diversità: se non c'è bisogno di spiegare i gruppi ben rappresentati sul posto di lavoro, tanto vale riservare lo stesso trattamento per i gruppi sottorappresentati.
Questo principio vale dunque sia per le grandi aziende sia per i gruppi di lavoro in un contesto di formazione, o di lavoro: quando la diversità non sarà più un tema di discussione avremo tutti vinto in termini di equità e inclusività.