Ecco le 8 nuove tendenze per il lavoro nel 2023

Il 2022 è stato un anno molto particolare per i leader aziendali, perché hanno dovuto far fronte a una serie di grossi cambiamenti vivendo sul filo dell’imprevedibilità per lungo tempo. Come sarà il 2023? Le sfide non cesseranno e saranno orientate su altri fronti, come la competizione sui talenti, una forza lavoro più fragile e una crescente pressione per contenere i costi in un contesto di incombente recessione economica. Il modo in cui risponderanno i manager determinerà la capacità di essere un datore di lavoro di qualità.

Ecco quali saranno le tendenze da tenere sott’occhio durante quest’anno di assestamento (si spera).

  • Le aziende combatteranno il quiet quitting (https://cgbusinessschool.it/it/blog/una-formazione-adeguata-per-combattere-il-quiet-quitting) con il quiet hiring, ovvero eviteranno di assumere nuovo personale incoraggiando invece i talenti interni ridistribuendoli dove sono più necessari. Allo stesso tempo verranno offerte opportunità di formazione e aggiornamento volte a soddisfare le necessità del momento, idem con bonus una tantum, maggiore flessibilità, aumenti e simili.
  • La flessibilità sarà sempre più protagonista: il lavoro ibrido ci accompagnerà anche nel 2023, ma la svolta avverrà quando si troveranno i criteri per proporlo anche a coloro che operano nei settori più “esposti” come quello sanitario o manifatturiero. Secondo un sondaggio di Gartner nel 2022 su 405 aziende di questo tipo il 58% ha investito nell'ultimo anno nel miglioramento dell'esperienza dei dipendenti.

  • Si ricercheranno anche candidati non “tradizionali”: il valore strategico della diversificazione dei talenti prenderà concretezza con l’assunzione di dipendenti con carriere meno lineari, così da essere più versatili e capaci di colmare eventuali lacune o sopperire a nuove richieste di mercato. Per ricoprire posizioni critiche o nuove, le organizzazioni dovranno valutare i candidati esclusivamente in base alle competenze necessarie per ricoprire il ruolo, piuttosto che in base alle credenziali e alle esperienze precedenti.

  • Rispetto al Covid, il benessere psicologico dei lavoratori è sceso a picco, con il 60% che ha dichiarato di subire elevati livelli di stress ogni giorno. Le turbolenze di questo periodo, a livello sociale, economico e geopolitico hanno portato a un calo della produttività e delle prestazioni, con abbandoni senza preavviso e con conflitti sul posto di lavoro. Ora i manager si troveranno inevitabilmente a fornire maggiore supporto al benessere in tutte le sue forme, che si manifestano anche con l’introduzione di consulenti per risolvere attriti interni, pena la perdita del lavoratore.
  • Diversity, equity, inclusion: le iniziative che rientrano in questa triade (DEI) saranno meglio strutturate. Ad oggi adottare comunicazione e spazi che siano inclusivi, promotori di professionalità, e riconoscimento sociale è fondamentale: il manager di domani saprà aggiornare i dipendenti in merito alle azioni che intraprendono in termini di DEI così da formare un ambiente più sano e libero da pregiudizi, proattivo e attento alla fiducia nella forza lavoro.

  • Se l’evoluzione del rapporto dipendente–azienda porterà numerosi benefici in termini di welfare, dall’altro lato porterà alla luce una nuova dinamica legata alla privacy: la tecnologia utile al miglioramento delle condizioni aziendali, infatti, potrebbe potenzialmente violare i confini della privacy dei lavoratori. Le tecnologie emergenti, soprattutto l’intelligenza artificiale, sono sempre più in uso per ottenere dati importanti su salute fisica e mentale, situazioni familiari e condizioni di vita dei dipendenti.

    Se tali tecnologie possono consentire ai datori di lavoro di rispondere in modo più efficace alle esigenze dei dipendenti, possono anche creare incidenti diplomatici per la privacy e il tutto potrebbe risolversi con delle nuove leggi sui diritti dei dati dei dipendenti, in modo che i responsabili delle risorse umane possano raccogliere le informazioni di loro interesse senza incappare in articolate problematiche.

  • L’intelligenza artificiale farà paura, e si prenderanno precauzioni. Anche nel 2023 vale il principio secondo cui ciò che non si conosce comporta resistenza e questo varrà anche per le tecnologie in via di sviluppo. Per tutelare i lavoratori le aziende porteranno maggiore trasparenza sul tema, soprattutto in ambito di selezione: dovranno affrontare delle pressioni per essere più trasparenti sul modo in cui utilizzano l'IA, rendere pubblici i dati delle verifiche e dare ai dipendenti e ai candidati la possibilità di scegliere di non partecipare ai processi guidati dall'Intelligenza Artificiale.

  • I lavoratori non saranno sufficientemente formati per il lavoro che sarà loro richiesto di svolgere: la metà dei neo assunti sostiene infatti che la loro formazione non ha avuto ruoli cruciali nel permettere loro di entrare nel mondo del lavoro. Inoltre le competenze sociali di tutti si sono ridotte dal 2020 e oggi, i manager, al posto di costringere i dipendenti ad accettare imposizioni di tema sociale dall’alto devono creare connessioni intenzionali tra i dipendenti al di là dei confini geografici e generazionali.

    Questo si traduce in maggiore flessibilità e comprensione dell’ambiente lavorativo in cui si trovano e comporta di riflesso migliori prestazioni e relazioni interne: strutturare le interazioni in base a norme e valori organizzativi chiari, ad esempio quali riunioni richiedono che i partecipanti siano in video e quali no, elimina la confusione e i dubbi, rendendo più facile per i dipendenti partecipare più liberamente. Un datore di lavoro, ad esempio, che permette ai team di co-definire le norme di interazione e comunicazione, fa in modo che i dipendenti possano sentirsi più sicuri nel relazionarsi in modo autentico.

La modernità così ricca e caotica richiede flessibilità e spirito di adattamento: è spesso disorientante assumere linee così diverse da quelle con cui siamo cresciuti lavorativamente solo qualche paio di anni fa ma la cosa importante da tenere a mente è che il progresso è sinonimo di cambiamento. Le organizzazioni aziendali che riusciranno ad affrontare le prossime sfide e gli aspetti più critici del lavoro, come intercettare e trattenere i migliori talenti, supportare i dipendenti e provvedere al loro benessere in modo etico e costruttivo, potranno differenziarsi nel breve e nel lungo termine ottenendo risultati di prestigio e potranno cavalcare e guidare le tendenze future.